RIVOLTA AL CARCERE DI BARI: IDENTIFICATI 15 DETENUTI DEL CLAN STRISCIULLI

05.09.2020

Nella tarda serata di ieri ha avuto inizio una rivolta al secondo piano della terza sezione del  carcere di Bari. È la sezione detentiva dove sono reclusi i detenuti in regime di alta sicurezza. Sembrerebbe che la rivolta sia stata scatenata per il mancato ricovero in ospedale di un detenuto.

I rivoltosi hanno danneggiato le rispettive celle, distruggendo suppellettili. Hanno danneggiato serrature  e demolito cancellate, utilizzando le brande come ariete. Hanno provocato incendi, versando sul pavimento acqua e olio bollente per impedire l'intervento dei poliziotti. Fortunatamente tra gli agenti della Polizia Penitenziaria non ci sono stati feriti. Un detenuto è caduto, rimanendo infortunato ad un braccio 

La rivolta si è protratta per circa due ore, mentre il perimetro esterno del carcere era presidiato dalla Forze dell'Ordine intervenute a supporto della Polizia Penitenziaria. Ma non è stato necessario il loro intervento all'interno. 

La Direzione Distrettuale Antimafia di Bari aprirà un fascicolo d'indagine, dopo che riceverà la prima informativa sull'accaduto. 

Questa O. S. non può esimersi nell'apprezzare il grande sacrificio e la professionalità degli uomini e donne della Polizia Penitenziaria del Reparto di Bari che hanno saputo fronteggiare una condizione lavorativa pericolosa e che avrebbe potuto avere conseguenze irreversibili.

La rivolta nel carcere di Bari è l'occasione per richiamare l'attenzione sulla drammatica situazione che vive il distretto appulo/lucano, relativamente alla cronica carenza di personale appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria.  Situazione questa che sta gravando chiaramente in maniera esponenziale, non solo sui carichi di lavoro dei Poliziotti, ma anche sulla stessa sicurezza del mandato istituzionale del Corpo di Polizia Penitenziaria. A parte constatare "staticamente" questa cronica carenza di personale, nessuna iniziativa da parte dell'Amministrazione viene presa per almeno tentare di alleggerire il carico di lavoro del personale, il quale, da troppe parti denuncia di essere ormai "abbandonato a se stesso". 

Questa situazione genera nei poliziotti notevole malcontento e frustrazione in quanto incide inevitabilmente e negativamente sull'organizzazione della vita personale. 


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